Il primo passo era ricomporre il corpo di pietra di Osiride, esso era formato da varie reliquie, custodite nelle varie province d’ Egitto, e, con la guida ed in virtù dello scettro di Thot custodito ad Eliopoli, era possibile ricostruire il corpo di resurrezione in modo corretto e conferire alle sue membra una forza sovrannaturale.
A questo punto era compito del faraone aprire il vaso sigillato e liberare le linfe del Dio che legavano saldamente tra loro le varie parti di Osiride.
La persona cara al defunto doveva toccare il corpo del defunto con la pietra venerabile, per animare ciò che sembra inerte, poi si dovevano spalmare sulla mummia tre strati di unguento e avvolgerla in quattro pezzi di stoffa che simboleggiavano i quattro Stati della luce, rivelati dalla finestra nel cielo.
Ora il faraone doveva porre il primo Osiride formato di pietra nel ventre della Vacca Cosmica, vera origine dei viventi, in questo "athanor" si sarebbero compiute le trasformazioni necessarie alla resurrezione.
La persona cara al defunto aveva il compito di creare il secondo Osiride, essa doveva stendere una tela di lino su di un telaio di legno e modellarvi sopra la forma di Osiride con il limo del Nilo, con semi di grano e d'orzo, con piante aromatiche e polvere di pietre preziose ed il corpo del secondo Osiride era terminato.
Il corpo del terzo Osiride, infine, era il corpo del defunto.
Successivamente le due Ritualiste avevano il compito di porre, ai quattro angoli del luogo dove riposava il defunto, i quattro vasi canopi contenenti gli organi del defunto.
Dopo di ciò si dovevano pronunciare le formule di venerazione verso il Falco, lo Sciacallo, l’ Uomo e il Babbuino, questi avrebbero rafforzato il "ka" del defunto.
Dopo aver effettuato tutti questi rituali, i tre Osiride erano indissolubilmente legati e sarebbero morti o resuscitati insieme.
Le sette sacerdotesse di Hathor, presenti al rito, avevano il compito di scegliere i datteri più belli, di spremerne una parte e di lasciare gli altri intatti, cosicchè, il faraone, potesse presentare l’ offerta di cibo solido e liquido ai tre Osiride, facendo sì che ad essi non mancasse mai il nutrimento.
Era, inoltre, indispensabile andare a scegliere i buoi necessari alla processione ed alla macellazione, dato che le loro carni avrebbero dovuto avere il massimo del "ka", la carne dei buoi, infatti, sarebbe servita per una cena in cui il faraone riportava alla memoria gli spiriti di tutti i faraoni che lo avevano preceduto, così da assicurare un legame con l’invisibile, dato che la carne dei buoi doveva essere offerta ai tre Osiride.
Terminato il banchetto, il faraone, sempre indossando la maschera di Anubi, aveva il compito di aprire la porta del cielo perché il legame tra i tre Osiride aumentasse e, contemporaneamente, la ritualista legata al defunto aveva il compito di pronunciare le formule magiche della trasformazione della morte in luce.
Se l’anima-uccello del defunto si fosse manifestata, posando sul corpo del defunto due anelli, la ritualista legata al defunto avrebbe dovuto mantenere il silenzio assoluto fino al dodicesimo giorno del mese di Khoiak.
Giunti al dodicesimo giorno, se si fosse commesso un errore, l’opera del Grande Segreto poteva venire interrotta ed era giunto il momento in cui si doveva rendere concreta la presenza delle forze trasmutatrici del cosmo.
Il rituale magico iniziava accendendo una sola lampada e la ritualista legata al defunto creava una mummia di sabbia e orzo simile a quella del defunto.
Se egli avesse accettato il peso della regalità, la mummia appena creata, si sarebbe sciolta nella vasca in cui era contenuta e la ritualista poneva un velo di lino sopra il defunto e iniziava l’ opera di trasmutazione.
Dei vasi di alabastro dovevano esser posti su di una piccola fiamma e, dentro di essi, si metteva a scaldare dell'acqua con dei semi d’orzo cosi che l’opera di rinascita passasse, tramite l’orzo, alla mummia; la riuscita dell'opera sarebbe stata indicata dal secondo Osiride, esso sarebbe divenuto nero.
A questo punto era necessario versare sulla mummia il contenuto dei vasi di alabastro, se l’acqua fosse stata troppo calda avrebbe corroso la mummia, se troppo fredda, invece, non avrebbe dato una parvenza di vita alla stessa ed il processo si sarebbe interrotto.
Se la temperatura fosse stata quella giusta la mummia si sarebbe nutrita del liquido e avrebbe trasmesso la morte agli altri due Osiride.
Se tutto fosse proceduto regolarmente, il faraone aveva il compito di offrire al triplice Osiride le province sotto forma di vasi il cui contenuto era l’acqua del Nun, l’oceano di energia, in virtù della quale gli organi del defunto sarebbero cresciuti e si sarebbero sviluppati, poi il faraone doveva frantumare e mescolare tra di loro alcuni minerali e aromi che avrebbero avuto il compito di aprire i quattordici "ka" del defunto.
La mummia doveva essere profumata e, mescolando tra loro oro, argento, rame e stagno, la ritualista legata al defunto creava una pietra divina che rendeva reale ciò che non lo era, poi si doveva porre la mummia in un prezioso sarcofago custodito a Biblo, la ritualista legata al defunto doveva percorrere il corpo della Donna-Cielo ed attraversare le dodici ore della notte per raccogliere il loro insegnamento.
Nel diciassettesimo giorno del mese, il gran sacerdote del tempio doveva organizzare un processione che celebrasse la forza delle Potenze Creatrici e la ritualista legata al defunto doveva accendere una torcia di acacia dipinta di rosso, essa sarebbe servita a tenere lontane le forze maligne e, se un disco solare si fosse formato intorno alla testa del defunto, la ritualista sarebbe stata certa dell’esito positivo del viaggio dello stesso.
Il ventiduesimo giorno veniva praticato il rituale dei quattro vitelli, uno bianco, uno nero, uno rosso e uno maculato che provenendo ognuno da un diverso punto cardinale avevano il compito di proteggere la tomba di Osiride e di purificare il territorio sacro.
Ora il faraone con la maschera del Dio Anubi doveva portare uno scarabeo di ossidiana e numerosi amuleti alla mummia e la ritualista legata al defunto doveva portare due piume di struzzo che, rappresentando Maat, diffondevano onde purificatrici, poi il faraone-Anubi prendeva un’accetta di metallo celeste e praticava un piccolo taglio sulle labbra del defunto, se il sangue fosse uscito regolarmente il rituale poteva continuare.
Il venticinquesimo giorno la mummia doveva uscire in processione per tutto il territorio di Abido, durante la processione si inscenava un combattimento simbolico tra sostenitori di Horus e di Seth, esso aveva lo scopo di donare alla mummia l’energia distruttrice necessaria alla resurrezione.
Il ventiseiesimo giorno la ritualista doveva pronunciare le formule per la riunione di tutti gli elementi che componevano l’essere umano ed, infine, il trentesimo giorno, il faraone doveva pronunciare le parole per riportare alla luce l’"ank" e nello stesso tempo toccare le strisce di cuoio dello scettro venerabile, in tal modo la mummia sarebbe resuscitata alla presenza di Osiride.