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I SETTE VELI DI ISIDE LA NERA

Ultimo Aggiornamento: 29/07/2022 12:55
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SETTIMO VELO: LA DEA TRONO





Se queste successive testimonianze mitiche, la cui valenza antropologica nell’immaginario sacrale è incontestabile, ci mostrano Iside come Signora dell’"Ank", Chiave della Vita, e dei meccanismi rigenerativi che sottendono alla sua perpetuazione, non dovrebbe far meraviglia che i sapienti egizi la indicassero con il geroglifico che effigia il simbolo del potere sacro: il "Trono", posto anche sulla sfera tra le corna della Dea e con il quale Iside s’identificava tout court.

Un’immagine che nasconderebbe, quindi, un grande segreto: il Faraone, quale sintesi microcosmica del macrocosmo Egitto, acquisirebbe la sua Energia, la sua Saggezza, la sua Salute fisica e interiore ma soprattutto il suo misterioso Potere fecondante dal Trono su cui siede e al quale aderisce come fosse sia la propria matrice occulta, sia il ventre della Madre Celeste da cui è sorto e da cui continua a suggere nutrimento.

Un’interpretazione plausibile se si pensa che il Faraone personificava in vita Horus, figlio appunto di Iside, e dopo la morte Osiride, cui la Dea aveva ridonato esistenza in un contesto mitico di resurrezione.
Il Trono manifesterebbe così il fermento vitale che proviene da Iside e che come una corrente elettrica investe e fa rinascere il Faraone ogniqualvolta vi si siede nella solenne pienezza della sua regalità.

E ora che anche quest’ultimo velo, il settimo, è stato tolto, ecco la complessità della nostra Dea, straordinaria quanto ancora imperscrutabile, abbagliarci, nuda eppure ancora colma di maschere da scoprire, da indagare e sulle quali riflettere, nella certezza che Iside dai Nomi infiniti e dagli innumerevoli Anni abbia ancora molti, moltissimi veli da svelare.



Note
1. Cibele, qui chiamata così per un suo tempio nella città di Pessinunte.
2. Da Cecrope, il mitico fondatore di Atena, metà uomo metà serpente.
3. Afrodite sarebbe nata nelle acque di Pafo.
4. "L’irretita", epiteto della dea cretese Britomarti, identificata dai Greci con Artemide.
5. Dal fiume Stige, che gira nove volte intorno all’Ade, regno infero di Proserpina.
6. Cioè Demetra.
7. Dea romana della guerra.
8. Lucio Apuleio - "L’asino d’oro", Milano, Garzanti, 2. ed., 1977, p. 59. La descrizione apuleiana fu iconografata nel 1652 da Athanasius Kircher.
9. Anche Osiride aveva la pelle nera.
10. Scrive Plutarco nel suo "Iside e Osiride": "La morte di Osiride corrisponde, secondo il mito egiziano, al 17 del mese, quando cioè il plenilunio si compie e risulta perfettamente visibile. [...] Gli anni della vita di Osiride, o [...] quelli del suo regno, furono 28: tale infatti è il numero delle lunazioni e anche quello delle giornate necessarie perché il ciclo lunare si compia. Il tronco che viene tagliato nel rito detto ‘Sepoltura di Osiride’ serve a costruire un’urna funeraria a forma di falce di luna: questo perché la luna, quando si avvicina al sole, prende l’aspetto di una falce fino a diventare invisibile" (cap. 42). Questa e le prossime citazioni sono tratte dall’edizione: Milano, Adelphi, 1990 (3. ed.).
11. Del resto Iside (il cui nome egizio era Aset) è proprio figlia del Dio-Terra (Geb) e della Dea-Cielo (Nut).
12. Papiro di Berlino 1425, intitolato "I lamenti di Iside e di Nefti". Versi tratti da: "La leggenda di Iside e Osiride nei testi originali", Roma, Tilopa, 1993, p. 63 e 65.
13. Nella protostoria egizia, invece, il mito narrava che Osiride era morto per annegamento e Seth non vi era implicato.
14. Nella primitiva versione dei "Testi delle Piramidi" (VI Dinastia, 2420-2270 a.C.) è la madre Nut a rimettere insieme il corpo di Osiride, che poi Iside e Neftys ritrovano nel fiume.
15. In quanto Divinità connessa alla morte Osiride è costantemente raffigurato sotto forma di mummia. Nella prospettiva naturistica del mito la morte di Osiride corrisponderebbe alla secca del Nilo.
16. "Anche la crescita del livello del Nilo, secondo gli Egiziani, è in rapporto con le lunazioni". Apis è l’"immagine vivente di Osiride e la sua nascita avviene quando dalla luna cade un raggio di luce fecondante e va a colpire una mucca in calore. È per questo che Apis col suo mantello misto di chiaro, grigio e nero somi glia molto ai vari aspetti della luna" (Plutarco, "Iside e Osiride", cap. 42).
17. Dall’unione di Neftys con Osiride nacque Anubis, ma Iside portò via il figlio a Neftys "e lo fece suo. Neftys è ciò che sta sotto la terra ed è invisibile, Iside invece è ciò che sta sopra la terra ed è visibile. Il circolo che tocca questi due estremi, chiamato orizzonte, essendo comune a entrambi prende il nome di Anubis" (Plutarco, "Iside e Osiride", cap. 42).
18. Invece con Anno Sothiaco s’intendeva un ciclo celeste di 1461 anni che iniziava quando il levarsi eliaco della stella avveniva all’Orizzonte Orientale. Sirio, detta "la Nutrice", è la stella più luminosa della costellazione del Cane Maior e il suo nome rivela appunto questa peculiarità: deriva infatti dal greco "seirios", "sfavillante, ardente".
19. Viene rappresentata così anche nello Zodiaco di Dendera.
20. La testa di vacca con cui è rappresentata talvolta Iside viene spiegata nel mito originario con un episodio piuttosto crudo: Horus cerca di violentare la madre, lei allora per punizione gli amputa le mani e le dà in pasto ai coccodrilli, poi il figlio la decapita e la testa di Iside verrà appunto sostituita con quella di una vacca.
21. Vedi a questo proposito Plutarco. "Iside e Osiride", cap. 40: "Anche se non è espressamente ammesso dalla religione egiziana, non si può tuttavia respingere la validità del racconto secondo cui Tifone [Seth] all’inizio aveva il predominio sul regno di Osiride. L’Egitto, infatti, era un mare: per questo nelle miniere e sulle montagne si trovano ancora delle conchiglie. Tutte le sorgenti poi e tutti i pozzi, che sono tanti, hanno ancora acqua amara e salata, come se lì si fosse raccolto un vecchio residuo del mare che c’era prima. Col tempo Horos ebbe la meglio su Tifone, vale a dire che il Nilo, grazie al benefico avvento delle piogge, riuscì a respingere il mare, a mettere allo scoperto la pianura e a riempirla di depositi alluvionali".
22. Ivi.
23. Plutarco. "Iside e Osiride", cap. 77.
24. Ivi, cap. 53.
25. Ivi, cap. 56.
26. Ivi, cap. 42.
27. Ivi, cap. 60.
28. Il sistro era formato da un telaio, in genere rettangolare, al quale erano appese sbarrette - spesso munite di dischetti tintinnanti - e sormontato da un manico. Il suono si otteneva facendo sbattere le sbarrette, e quindi i dischi, sui bordi del telaio.
29. Plutarco, "Iside e Osiride", cap. 63.
30. Frammento 125. Il "ciceone" era una miscela di farina, cacio e vino o miele.
31. Marija Gimbutas, "Il linguaggio della Dea. Mito e culto della Dea Madre nell’Europa neolitica", Milano, Longanesi, 1989, p. 182-183.
32. L’"Avesta" è il testo sacro del Mazdeismo, di cui conserviamo una redazione frammentaria che risale ai secoli II-VII.
33. Giorgio de Santillana e Hertha von Dechend. "Il mulino di Amleto. Saggio sul mito e sulla struttura del tempo", Milano, Adelphi, 1998, 6. ed., p. 260-261. L’opera di Plinio citata è la "Naturalis historia".

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